Arrabbiarsi e addormentarsi
Talk-show
politici: quando i giornalisti non hanno professionalità ci si addormenta
presto.
I
Talk-show politici e di cronaca sono il prodotto televisivo meno costoso da
produrre per una rete. Pare che tra radio e tv in Italia se ne possono vedere o
ascoltare circa 150 lungo tutto l’anno. Il teatro è sempre quello e quindi i
costi si ammortizzano nel tempo. Gli ospiti (politici e di cronaca) in genere
vengono gratuitamente per vendersi al meglio. In primis i politici ma anche
buona parte del vippame e attorame in
genere. Nei Talk-show gli unici che
costano assai sono i conduttori. I Talk-show politici e di cronaca hanno avuto
un ruolo fondamentale nel creare l’italiano medio perfettamente stronzo. Una
volta c’era la caciara dei quattro amici al tavolino del bar. Adesso la
maleducazione di parlare in dieci contemporaneamente la trovi dai consigli comunali alla riunione condominiale
passando per l’assemblea sindacale o quella studentesca. Il Renzi li ha
recentemente gibollati di brutto: fate meno audience di Rambo. Numericamente ha
ragione.
La
viperetta Scanzi su Renzi ha
scritto che (il Renzi) criticando gli ascolti altrui, dà per scontato di essere
il toccasana dello share. Renzi non droga più gli ascolti. Prosegue viperetta
scrivendo che Renzi funzionerebbe in tivù se accettasse di confrontarsi con giornalisti critici, ma non lo fa.
Il fatto è che nel panorama giornalistico
italiano, solo viperetta si giudica un
“giornalista critico” mentre il 99% dei colleghi sarebbero tutti chierichetti
del Renzi. Inginocchiati ai suoi piedi a menare il turibolo coll’incenso.
Il problema dei Talk-show
politici e di cronaca è che il
prodotto nasce già scadente perché scadenti sono i mezzi e gli autori.
Se vuoi fare 3-4 ore di trasmissione a
costo zero basta una redazione di mezze
pippe pagate pochi soldi e quindi di poco valore. Se vuoi intervistare o far
parlare una dozzina di ospiti ed altrettanto soggetti esterni e fare una
trasmissione coi controfiocchi, devi avere una “””forte””” redazione con
professionisti di altissimo livello che costano
un sacco. Non te lo permettono i politici che controllano la TV come
pure la categoria dei giornalisti che preferisce una media verso il basso con
un po’ di vantaggi per tutti che una piramide più verticale. Invidia e gelosia.
I Talk-show politici
e di cronaca sono diventati
insopportabili perché sono troppi,
malfatti, troppo lunghi, troppo superficiali. Chi legge 2-3 quotidiani
nazionali, ascoltando un talk-show
politico gli viene l’orticaria e spegne la tivù.
Infatti i Talk-show meglio riusciti sono brevi, con pochi
argomenti (diciamo pure: UN SOLO argomento), con uno-due intervistati dopo una accuratissima
preparazione dell’intervista.
Poi, lo si vede anche nei migliori, la
professionalità resta sempre modesta quando vogliono trattare l’universo mondo.
Ovvio che sia così.
Del resto si nota p.e. come una televisione con
150 Talk-show non
ne abbia uno sull’Europa. Uno sul Mediterraneo. Uno sugli USA o la Russia o la
Cina. Il mondo è un mero accidente : “gli esteri” per la televisione e per i Talk-show: proprio mentre buona parte dell’Italia
che regge il paese circola alla grande per il mondo.
Che la TV sia plasmata e si faccia benevolmente
plasmare dalla politica è evidente e proprio la discrasia tra la potenza del
mezzo e la modestia del prodotto sta alla base del crollo nella banalità dei Talk-show
politici e di cronaca e nel
pericoloso contributo che questi danno a peggiorare i livelli di convivenza nel paese.
Non basta un giornalismo di onesti e preparati
professionisti. Occorre anche gente competente perché oggi gli ascoltatori non
sono a zero come 30-50 anni or sono quando nasceva la tv moderna. Non vai a parlare di IVA da parte
di un giornalista che l’ha presa in mano quattro ore la settimana scorsa
davanti a una platea di italiani dove ci sono 30 milioni di partite iva.
Nessuna televisione ha spiegato il groviglio di interessi contrapposti che
s’aggirano nel nord Africa e nel Medio Oriente dove pare tutto il caos nasca
per caso.
Ecco, forse la televisione ha bisogno di un
periodo di liberazione di un centinaio
dei 150 talkshow attuali, partendo dapprima con quelli dove compaiono più di
due invitati. Le stesse redazioni che adesso lavorano di vikipedia per
preparare 24 interviste per una trasmissione di 4 ore meglio farebbero a
lavorare per preparare 3-4 interviste. Alla fine i Talk-show
politici e di cronaca si sono ammazzati da soli perché gli stessi personaggi e
le stesse domande si ripetono circolarmente sulla rete A, la B, la C e via
fotocopiandosi l’un l’altra.
Quindi
ha ragione Renzi?. No. Perché è inutile che la RAI abbia 25 canali nei quali ¼
del prodotto è sempre lo stesso. Dove l’unica professionalità è quella del
porgere il gelato oppure porgere un gelato con le lamette nascoste dentro. Dove
non si sa mai a che serva il canone. Che potrebbe produrre (quasi) tutto da
sola e invece largo agli appalti.
RAI3 da
mettersi le mani nei capelli. Ad averceli.
Probabilmente Massimo Giannini a
Repubblica aveva compreso che per lui non c’era, a breve, nessuno spazio per
avanzare e quindi ha accettato un ottimo compenso ed il passaggio alla
televisione di stato. Oggi come oggi credo che non passerebbe alla RAI, compenso
a parte.
In un programma prolisso (va avanti fino a mezzanotte, ma spesso alle 23 il dibattito
già langue), costretto per definizione ad avere quasi sempre gli stessi ospiti
che trattano gli stessi temi sempre con le stesse parole, anche uno scambio
colorito tra gli ospiti, gestito nel modo giusto, può servire ad allentarne la
frequente ed insostenibile pesantezza e lentezza.
Insopportabile la banalità della direttrice
del TG3 Berlinguer. Un prodotto (il TG3) contraddittorio realizzato da fedelissimi
di questo o quel politico: quando li vedi comparire in video sai già che
faranno un filotto al rispettivo politico di riferimento. Poi si lamentano se
il politico di rifermento si lamenta della scarsa fedeltà. RAI3 è il tipico
prodotto per il “sinistro” che non legge. Quello che ha bisogno di chi
l’imbocca. Gli da la dritta. Non lui solo: anche il Renzi e molti suoi
fedelissimi pensano alla RAI come alla balia per il popolo bove. La RAI ed
anche RAI3 hanno gli occhi sulla nuca. La tragicomica di RAI3 si conclude nelle
edizioni regionali, a direzione leghista. Una repubblica a parte.
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